FOTOGRAFIAMO LUCE, SOLO LUCE.

Al concetto di luce, per evidenti ragioni di causa effetto, è spontaneamente associato quello di sorgente di luce. La sorgente, anche quella della luce, è in astratto riconducibile ad un punto. La sorgente di luce è puntiforme sia essa il sole, la lampadina o la candela: la luce diffusa che sembrerebbe non essere di per sé sorgente puntiforme, partendo da una sorgente unica viene riflessa o diffratta scomponendosi poi in tante minime sorgenti.

La luce si diffonde. Viaggia attraverso un mezzo trasparente, permeabile alla luce che altrimenti avremmo chiamato etere, la più sottile delle sostanze . Si espande secondo una sfera essendo la sfera la più isotropa delle forme, giacchè isotropa è la non resistenza alla sua espansione attraverso l’etere stessa. Non resistenza dovuta al fatto che l’etere non è ostacolo, non è tattile…è tutto sommato indefinibile e tutto sommato di natura più simile al divino, all’incorruttibile.

Ogni qualvolta la luce incontra nel suo espandersi una differente sostanza che non permette più la sua espansione perfetta si genereranno delle singolarità che modificheranno l’isotropia assoluta della sfera. L’insieme delle singolarità andrà a definire l’involucro di ciò che la luce ha incontrato definendo una forma. Forma che segnerà il confine tra etere incorruttibile e materia opaca, non perfetta, di natura più grossolana, corruttibile.

Ma questa forma visibile che viene in questo modo a definirsi appartiene all’oggetto opaco o alla luce? In una stanza buia un oggetto ha una sua forma tattile ma quanto a forma visibile, è la stessa del nulla: la forma visibile è luce, solo luce. Ciò che vediamo è luce ciò che fotografiamo è luce. Resta da definire con quali limiti vediamo e con quali riproduciamo (disegnamo, dipingiamo,scolpiamo, fotografiamo) una forma visibile che è solo luce.

Questo fece dire ai francescani di Oxford che l’idea primigenia di forma, l’archetipo della forma, la forma assoluta, è la luce stessa perché la luce è tutte le forme.