Ci si avvicina all’astronomia per i motivi più disparati: c’è chi ha la “folgorazione sulla via di Damasco” assistendo un giorno al passaggio di una cometa o di una eclissi, c’è chi è contagiato da amici e altri ancora, quasi nessuno in verità, lo fanno per abbordare ragazze nelle manifestazioni pubbliche. Io personalmente fin da piccolo sono sempre stato affascinato dalla fantascienza e da tutto ciò che riguardava il cosmo e ancora oggi non so il perché. Leggevo ogni cosa mi passasse sottomano che riguardasse l’argomento; ad esempio conservo ancora gelosamente, per motivi principalmente affettivi, un libro della serie “Spazio 1999” regalatami da un mio caro amico con tanto di dedica datata 28/05/1979 in occasione del mio 10° compleanno!! I coscritti della mia “classe” ricorderanno sicuramente questa mitica serie televisiva: tute spaziali a zampa d’elefante, monitor in bianco e nero, il comandante Koenig che cercava in tutti i modi di farsi quella gnocca (a suo tempo) della d.ssa Russel, e l’aliena Maya con delle cozze al posto delle sopracciglia che poteva trasformarsi in ogni creatura possibile, dall’acaro fino al gorilla marziano di Mons Olympus! Ho letto diverse volte un intero volume enciclopedico dell’astronomia che ritrovavo ogni anno in casa di zii durante le vacanze estive e praticamente sapevo già tutto sull’evoluzione stellare ancora prima di imparare le espressioni algebriche e conoscevo a memoria le classi spettrali degli astri molto meglio delle noiosissime poesie che eravamo costretti a recitare a scuola. Certo, durante l’adolescenza le priorità erano ben altre ed erano quelle tipiche di ogni ragazzo sano di qualsivoglia generazione o paese faccia parte: drogarsi, bere, giocare a pallone, fare casino con gli amici e importunare le ragazze, ma non disdegnavo mai di alzare di tanto in tanto la testa al cielo o di assistere a qualche conferenza al Planetario di Milano. Fino all’esame di maturità il mio interesse per il cosmo era di natura prettamente teorica, dato che ero convinto che per osservare il cielo ci volessero costosissimi telescopi professionali molto al di fuori dalla mia portata, questo fino a quando non mi abbonai all’enciclopedia che usciva a cadenze mensili della Fabbri Editori “Astronomia”, e questo fu l’inizio della fine!! Infatti, in una sezione della suddetta enciclopedia (strumenti e metodi) era spiegato che anche un semplice binocolo poteva fornire una visione magnifica degli oggetti celesti mentre in un’altra (stelle e costellazione) c’erano mappe di ogni singola costellazione corredate con le foto di Akira Fuji per rendere più agevole la loro identificazione in cielo. In una limpida notte invernale mi capitò di osservare nel rosso cielo milanese un asterismo stellare che subito identificai in Orione, dopo averlo visto innumerevoli volte nelle mie letture. Subito da lì partii alla scoperta delle costellazioni vicine seguendo prima il prolungamento della cintura di Orione; il Cane Maggiore con la splendente Sirio e il Toro con la rossa Aldebaran, da lì riconoscere le altre vicine costellazioni il passo è stato breve. Auriga Gemelli e Cane Minore finirono ben presto nel mio paniere. Ormai la reazione a catena era stata avviata, comprai da Miotti un economico binocolo 10x50 e mi parve di possedere Monte Palomar. Le prime visioni mozzafiato della Luna dal balcone di casa sono ancora impresse nella mia mente, come quelle di M42, Pleiadi e Iadi, ma confesso che a volte non resistevo alla tentazione di inquadrare target più “terreni” come le finestra del palazzo di fronte nella speranza di assistere ad un interessante fuori programma! Continuai così nei mesi successivi fino ad inglobare nel mio “palmares” anche costellazioni primaverili ed estive, specialmente nei cieli bui delle Marche dove ogni anno andavo in villeggiatura. Grazie al binocolo riuscii a distinguere i satelliti galileiani di Giove e persino Saturno si rivelava con una forma insolita ai lati per via degli anelli, anche se questi non erano ancora distinguibili con il mio strumento. Ma la visione più sconvolgente fu quella della galassia di Andromeda; uscii appositamente dai confini milanesi, sotto un cielo ancora pessimo ma non impossibile come quello della mia città e grazie ad una mappa la inquadrai nel mio binocolo: STUPENDA…. rimasi parecchio tempo a contemplare quell’indefinito batuffolo evanescente ricordando a me stesso che era formato da miliardi di stelle e che la luce che stavo ammirando era partita più di 2 milioni di anni fa, quando al mio posto poteva esserci un Homo Habilis, magari intento anche lui a guardare il cielo. Fu un vero shock culturale! Grazie alle riviste del settore scoprii che in Italia esistevano altri astro-maniaci come me e che nella mia città risiedeva il circolo astrofili più grande del paese. Non persi tempo e corsi subito a tesserarmi per l’anno 1991/92, nella speranza di condividere la mia passione con altri e di imparare da persone più esperte. Purtroppo in un anno di frequentazione imparai poco o niente poiché gli incontri avvenivano solo 1 volta ogni due settimane e, da parte dei più esperti, c’era poca propensione a dedicarsi ai novizi come me. Ma una notte mentre ero ai Piani del Tivano (un posto a 1100 mt di altezza a pochi km da Milano, a quei tempi decente e ora completamente compromesso dalle luci) mentre ero intento ad osservare con il binocolino incontrai un ragazzo e la sua compagna (ora miei grandi amici) che maneggiavano un C8, un gran bel telescopio all’epoca. Molto gentilmente mi hanno invitato ad osservare qualche oggetto all’oculare, la mia primissima volta in un telescopio, e sentendo delle mie difficoltà di integrarmi nel Circolo Astrofili di Milano, mi hanno consigliato di venire a dare un’occhiata al Gruppo Astrofili Cinisello Balsamo, dove erano iscritti anche loro. Detto fatto; in questo gruppo ho incontrato degli amici affiatati e un ambiente ideale dove far crescere la mia passione, tutti sempre disposti ad aiutarti ed ognuno di loro aveva interessi in svariati settori del nostro fantastico hobby: osservazione deep sky, fotografia, osservazione planetaria e di stelle variabili, persino laureati in fisica. Ormai, dopo quasi 20 anni, con molti di loro siamo grandi amici e anche se alcuni li vedo di rado non manchiamo mai di sentirci appena possibile. Dal 1993, anno di iscrizione al GACB, gli avvenimenti si sono succeduti in fretta: ho subito comprato da un socio una piccola montatura stra-usata e motorizzata solo in A.R. a cui ho abbinato un ottimo newton della Vixen (150/750) comprato anch’esso usato da un astrofilo dell’Emilia Romagna. Mi sono subito buttato nell’osservazione deep sky, coronando così il sogno di una vita di possedere e usare un telescopio tutto mio, ma gli inizi con il nuovo strumento sono stati tutt’altro che facili, specialmente nel puntamento di oggetti invisibili al cercatore tramite lo star-hopping. Sono comunque riuscito a superare le iniziali difficoltà grazie all’aiuto e al supporto dei miei nuovi amici e, soprattutto, di una persona del gruppo più anziana di noi ma molto più esperta nell’osservazione, dotata di una simpatia smisurata e irriverente, sempre pronta allo scherzo e miniera inesauribile di barzellette sconce! Ancora oggi nelle rarissime occasioni che ci vediamo mi prende ancora pesantemente in giro per i miei primi e numerosi errori e disavventure varie, ma resta per me il mio primo vero maestro e la persona ideale per l’insegnamento sul campo. I primi mesi “telescopici” sono stati intensi; non perdevo mai l’occasione di portare fuori il mio gioiello e ho preso sempre più dimestichezza nel puntare oggetti deep anche difficili da trovare e osservare. Considero questa una palestra essenziale per tutti gli astrofili specialmente oggi dove persino le montature di fascia bassa sono provviste di puntamento automatico. Mi è capitato, infatti, di assistere ad un astrofilo che ha buttato via una splendida serata osservativa solo perché il suo goto era latitante e lui non era in grado di cercare gli oggetti, magari dopo aver fatto un viaggio di diverse ore. Io stesso, dopo alcuni anni di conversione al goto, mi sono trovato pochi mesi fa nella sua identica situazione, ma è stato facile per me rimediare all’intoppo elettronico e portare a casa 2 ottime foto. Il bello delle uscite in montagna in compagnia è che anche se la serata va storta per il tempo avverso si riesce a mitigare la delusione con una bella mangiata in un rifugio. Ricorderò sempre di una sera trascorsa secoli fa con buona parte dei soci del GACB a Passo San Marco, si annuvola tutto e si vedono lampi all’orizzonte. Ci ritiriamo sconsolati dentro al rifugio dove incontriamo il mitico Franco Bertucci e un suo amico. Dopo poco tempo della delusione di prima è sparita ogni traccia, merito della polenta, del vino abbondante e dell’impareggiabile capacità del Franco di raccontare episodi esilaranti. Dopo più di un’ora usciamo mezzi alticci a controllare il cielo e ne approfittiamo per evacuare i liquidi in eccesso. Intenti in tale pratica commentiamo il meteo avverso in un idioma molto volgare, punteggiato da imprecazioni scurrili assai fantasiose e pittoresche pronunciate a voce molto alta. D’un tratto sentiamo un rumore dentro l’auto parcheggiata a pochi metri da noi e che pensavamo vuota: vediamo una giovane coppietta, probabilmente disturbata dal nostro linguaggio “poetico” e dalla vista di noi con gli attributi al vento che accende il motore e fugge via velocemente. Non riuscivamo a smettere di ridere e ancora adesso quando lo raccontiamo quasi piangiamo dalle risa!! Via via che mi facevo l’occhio con la visione telescopica e imparavo a riconoscere dettagli e sfumature sempre più elusivi aumentava il piacere della semplice osservazione visuale, fino a quando dei miei amici mi traviarono per l’astrofotografia. Dapprima in parallelo, con obiettivi da 50 a 200mm, poi al fuoco del mio newton con snervanti ore passate alla guida manuale con l’occhio incollato all’oculare a reticolo illuminato. Inutile dire che in quest’ultimo caso gli insuccessi erano innumerevoli anche a causa della scarsa e traballante montatura non motorizzata in dec. Erano i gloriosi anni delle reflex analogiche comprate dai polacchi e delle pellicole scotch-chrome 800/3200, Fuji 400 e dell’ottima Kodak E-200. Nel 1997 un amico mi mise in contatto con una persona, che rivedo periodicamente allo star party di St. Barthelemy, che rivendeva un nuovissimo celestron 9,25 usato solo da 3 mesi e comprato negli Usa (in Italia non era ancora uscito). Cedetti alla tentazione e mi sobbarcai la spesa, ma feci un ottimo affare perché lo uso ancora oggi e lo considero meccanicamente superiore ai nuovi C 9,25. Visualmente passare da 150 a 235mm di diametro significa fare un enorme salto di qualità. Lo dotai subito di un cercatore più potente dato che trovare oggetti a focale piena diventava sempre più problematico (non c’erano ancora telrad o puntatori laser). Divenne però imperativo cercare una montatura adatta dato che lo scricciolo da me usato era del tutto inadeguato; vibrava ad ogni messa a fuoco e delle foto neanche a parlarne. E così grazie ad un amico ormai trasferitosi negli Usa e attualmente nostro fornitore ufficiale di materiale, mi feci spedire 2 anni dopo una più robusta GM8, che mi consentì di poter anche fotografare con la guida fuori asse e riduttore di focale. L’esemplare da me ricevuto non era precisissimo in fatto di inseguimento per le foto, ma era comunque sufficiente per l’osservazione, mia primaria fonte di interesse. Nel 2006 feci la svolta del puntamento automatico comprando una piccola e usata giapponesina Vixen Sphinx. Nonostante il non apprezzabile star book la qualità made in Japan si mise subito in mostra; puntamento preciso, stabilità e precisione con le foto nonostante che il peso sopportato superasse quello massimo portabile (la mitica prudenza giapponese). Decisi per questo gioiellino dopo averlo visto all’opera mentre puntava oggetti senza problemi anche con su un C11, e dopo aver sentito un noto fotografo planetario che la usava con il mio stesso tele, usando però un treppiede diverso dall’originale troppo piccolo e gracilino. Nel 2007 venne la svolta “digitale” comprando dapprima una Magzero 5m per riprese planetarie e come futura autoguida, poi una Canon 400/D usata, con la quale mi si schiuse il fantastico universo visto con gli incredibilmente sensibili occhi elettronici! Niente a che vedere con la vecchia pellicola! Questa scoperta fece pendere l’ago della bilancia a favore delle riprese rispetto all’osservazione pura e all’uopo acquistai l’anno successivo da un amico un bel Televue 102, mio principale strumento fotografico. Nel 2009 completai la mia “robotizzazione” imparando ad usare l’autoguida e dotando la Canon di un software per la gestione delle riprese a lunga esposizione. Pochi mesi fa, agli inizi del 2010, recenti segni di cedimento della mia Sphinx mi misero nella testa il tarlo di una nuova montatura, dalla classe e dalla portata superiore, in grado di gestire fotograficamente anche il C 9,25. Dopo varie ricerche decisi di dare ascolto ad un amico possessore da tempo del mio “sogno proibito” ed ai report di astrofili in tutto il mondo, così puntai sulla qualità giapponese e non sul risparmio cinese. Troppo tardi ho imparato che la montatura è tutto ed è prioritaria rispetto all’ottica, soprattutto nel campo fotografico. Se la montatura è buona la puoi tenere tutta una vita mentre le ottiche vanno e vengono a seconda delle mode e delle necessità. Approfittando del dollaro basso, del mio amico in America e del fatto che la Takahashi non aveva ancora aumentato i prezzi ordinai a gennaio ’10 alla californiana OPT una fiammante EM 200 Temma 2M, versione rimodernata della gloriosa Temma 2. Proprio il fatto della nuova versione inizialmente mi diede dei problemi in quanto non esistono ancora in commercio degli adattatori autoguida per porta ST4 con l’attacco per la 2M. Grazie ad un noto autocostruttore fiorentino che mi fece il raccordo e grazie ad un amico che mi configurò il pc per gestire la Temma (oltre ad insegnarmi ad usare il programma) ho ormai preso confidenza con il mio gioiellino apprezzando in pieno la precisione di inseguimento, puntamento e la stabilità anche in presenza di forte vento. Ormai sono diversi anni che non sono più iscritto a nessun gruppo astrofili e da parecchio tempo ho lasciato il GACB, principalmente perché quasi tutti i “vecchi” osservatori e fotografi sono andati a vivere in altre città e nel circolo si è perso tutto quel fermento che c’era prima. Io mi definisco un estremista astrofilo dato che non perdo occasione per recarmi ad ogni novilunio nelle località montane più remote per godere di intere notti astrofotografiche, anche con temperature vicine ai –20° persino se sono da solo, come l’inverno scorso in Val D’Aosta. Mio degno compare è un caro amico conosciuto nel ’93 nel GACB e che il caso della vita ha voluto che diventasse quasi vicino di casa, dopo il mio cambio di residenza da Milano a Lissone. Non disdegno chiaramente di frequentare altri astrofili o di frequentare star party per imparare sempre qualcosa di nuovo, del resto i posti più favorevoli per la nostra passione si contano sulle dita di una mano e con gli astrofili che li frequentano ormai ci conosciamo. Abitando in Brianza i siti in cui mi reco sono sostanzialmente 2: St. Barthelemy (AO) a 1900mt. usufruibile tutto l’anno e il Colle del Nivolet (TO) 2600mt. accessibile solo pochi mesi l’anno. In estate, approfittando dell’ospitalità dei miei parenti nelle Marche, non perdo occasione per visitare lo splendido scenario dei Monti Sibillini in località Forca Canapine, meta di astrofili marchigiani e romani che rivedo molto volentieri ogni anno. Grazie ad un amico ex GACB ho scoperto il bel posto di Pian Dell’Armà (PV) caratterizzato da un bel sud scuro e grazie ad un altro amico (anche lui ex GACB) che ora vive nel Monferrato ho visitato il fantastico Colle di Sampeyre (CN) 2500mt. Lì si può vedere l’orizzonte sud teorico dato che si erge su un fantastico balcone naturale, e da quella parte di luci non se ne parla fino a Nizza! Peccato che ci vogliono 4 ore di viaggio per raggiungerlo e quindi non fattibile in un week end. Nel mese di agosto si ritrovano innumerevoli astrofili provenienti principalmente dal Piemonte, Liguria e Lombardia e questa estate ho visto più gente lì che in molti star party ufficiali. Come già detto attualmente mi dedico all’astrofotografia e condivido i miei lavori con i forum di astrofili.org, astromomy.fm e cloudynights.com. Per ora, avendo ampiamente soddisfatto la mia fame di “strumentite” con la Temma, non ho in previsione dei cambiamenti nel mio setup, se non quello di abbinare al Televue anche il vecchio C 9,25 per gli oggetti più piccoli e affinare le pose con il dithering. Però la tentazione di tornare all’osservazione pura è sempre presente e il mio sogno è quello di fare tutti e due in contemporanea: mentre la Takahashi e il pc procedono con le riprese io osservo, magari con un bel dobson. Attualmente il mio sogno si avvera solo quando incontro qualche visualista che mi fa accomodare all’oculare, magari in cambio di un po’ di grappa che non dimentico mai nelle gelide notti invernali. Ma questa estate a Forca Canapine la realtà ha superato il sogno; appena lanciata l’acquisizione fotografica mi vedo arrivare un astrofilo di Jesi con mega-dobson da ben 76cm di diametro!!! FANTASTICO!! Questa mia "breve" descrizione è terminata, di seguito elenco i forum a cui sono iscritto e i link a siti internet di astrofili amici. CIELI SERENI!!!

 

ASTROFORUM:

astronomy.fm/

forum.astrofili.org/

www.cloudynights.com/

 

ASTROAMICI:

Alessandro Cipolat: bares.altervista.org/

Massimo Bernardi: www.mbernardi.it/www.mbernardi.it/Home.html

Nicola Montecchiari: www.skymonsters.net/

Paolo Agarossi e gli astrofili del Monferrato: www.cielodelmonferrato.it/index.html

Gruppo Astrofili Cinisello Balsamo: gacb.astrofili.org/

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Caspita Carlo, innanzitutto complimenti per la tua passione, trovo le tue immagini fantastiche, leggendo la tua presentazione ho ripercorso l'inizio folgorante di mio figlio (oggi presidente del GAM 42 osservatorio astronomico del Lodigiano) Ho partecipato (come accompagnatore ai tempi) ad oltre una decina di star part… Read more

Caspita Carlo, innanzitutto complimenti per la tua passione, trovo le tue immagini fantastiche, leggendo la tua presentazione ho ripercorso l'inizio folgorante di mio figlio (oggi presidente del GAM 42 osservatorio astronomico del Lodigiano) Ho partecipato (come accompagnatore ai tempi) ad oltre una decina di star party a Saint Barthelemy, chiaramente è capitato diverse volte di fare mattina osservando dal fantastico dobsoniano dell'amico Franco Bertucci. Non mi è sfuggito che diverse tue immagini sono state riprese proprio da quelle parti, probabilmente ci saremo anche visti, chissà..... Complimenti ancora!!

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June 3, 2020