Né angeli, né diavoli. Per divertirsi in strada basta essere Santi.

 

I biker di Brescia, a sette anni dalla fondazione condividono ormai in duecento, Santelle comprese, una way of life – and riding – fatta di amicizia, montagne di chilometri bruciati in Europa e oltre, voglia di avventura e un po' di sana trasgressione. Sempre in sorpasso sugli stereotipi.

  

Il Paradiso può di sicuro attendere, ma la strada reclama i suoi Santi.

E loro, smentendo il primo luogo comune, non si fanno pregare. In lungo e in largo per l'Italia e l'Europa.

Il nome al completo li colloca a Brescia, ma la città lombarda è solo il punto di partenza o la patria d'origine. I Santi ormai, sia a pieni giri che riuniti nel “loro” locale prescelto, il Movida, per composizione e vocazione esprimono la passione per le due ruote vissuta in tutto lo Stivale.

 

Un gruppo atipico per storia e inclinazioni. Dal 2010, anno di fondazione da parte di alcuni harleysiti fuoriusciti dal Chapter HOG locale, I Santi sono cresciuti in numero, run organizzati ed eventi cui partecipano al completo oppure con una rappresentanza.

“I Santi sono un'associazione sportiva dilettantistica iscritta alla Federazione Motociclistica Italiana – racconta Matteo Lorenzi, il fondatore e carismatico presidente – e fin qui la 'parentela' ufficiale. Poi inizia il bello. Siamo un gruppo di amici veri che condividono 'una o due' passioni forti e genuine”.

 

Manco a dirlo, la prima è quella per le moto in generale e per l'Harley Davidson in particolare. La seconda, complementare, è basata sul viaggio: oltre 140 tra run e occasioni varie combinati e compiuti in sette anni, tra USA, Africa del Nord ma soprattutto sull'asfalto del Vecchio Continente e in Italia in modo capillare. In media, in un anno, i motociclisti bresciani sono protagonisti di venti o venticinque avventure in sella, per una decina di migliaia di chilometri totale.

 

Terzo grande amore e potente calamita per la compagine, il divertimento. In tutte le sue incarnazioni: party, raduni, gastronomia e buone bevute – solo prima di andare a dormire e senza inforcare i mezzi, ça va sans dire. Tanta curiosità e un irrefrenabile trasporto per la vita, la velocità, le risate fanno dei bresciani un gruppo unico, anomalo, rispettato e anche imitato nel panorama dei biker italiani.

 

Allegra trasgressione, ma la testa sempre sulle spalle. Ne testimonia la famosa Pattuglia Acrobatica, del club, che ha il compito di far strada, bloccare rotonde e semafori, fare in modo che il serpentone di moto non si spezzi mai. Una vera e propria “istituzione”, composta da road captain e safety, teste e code del gruppo che si danno il cambio in staffette acrobatiche, per agevolare il flusso dei mezzi.

 

È sufficiente curiosare per qualche minuto tra i resoconti per immagini delle loro escursioni, postati sul sito istituzionale, per rendersi conto della filosofia che ha decretato la popolarità e la crescita della banda. “Oggi siamo più di duecento – precisa Matteo, a capo di un direttivo composto da sei membri che si ritrova ogni mese per prendere le decisioni comuni – e molti si sono uniti, condividendo inclinazioni, gusti e way of life, provenienti anche da altre zone e diverse regioni”.

 

È veneta, per esempio, Michela Zin, la first lady (anche in senso... letterale) delle lady dei Santi, le Santelle. Anche in questo l'associazione fa da battistrada. Una quota rosa compatta e agguerrita, di biker vere, che affrontano anche i run più impegnativi con i loro compagni. Alla guida o in veste di zavorrine. Il loro motto è: “No umbrella-girls, ma vere donne” e la grinta della loro leader – ma si tratta anche nel suo caso di una prima inter pares – lo conferma.

 

I Santi, insomma, per molti versi sono e si confermano stagione dopo stagione un collettivo motociclisti dall'anima sui generis e all'avanguardia, capaci di osare, sperimentare, stare sempre qualche miglio avanti, dosare vibrazioni selvagge, abbandoni ludici e sana testa sulle spalle. Come in occasione dell'aggiornamento di guida sicura in formazione cui annualmente si sottopongono.

E il loro spirito, se non proprio immacolato, fa proseliti. Aureole? Solo su patch, felpe e t-shirt. Con l'alone mistico deriso, appena sotto, dal ghigno beffardo del teschio.

Non possono fare miracoli: li aspetta di sicuro qualche giorno di Purgatorio. Ma, è altrettanto certo, ne sarà valsa la pena.

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