In realtà era lo stupore a fregarlo. Lui non aveva difese contro la meraviglia. C’erano cose che uno qualunque avrebbe tranquillamente guardato, magari ne sarebbe stato anche un po’ colpito, magari si fermava anche un attimo, ma poi era in fondo una cosa come le altre, ordinatamente in fila con le altre. Ma per Mormy, quelle stesse cose erano prodigi, esplodevano come incantesimi, diventavano visioni. Poteva essere la partenza di una corsa di cavalli, ma poteva anche essere semplicemente un improvviso colpo di vento, la risata sul volto di qualcuno, il bordo d’oro di un piatto, o un niente. O suo padre sulla sedia a dondolo e Jun che lentamente si volta e rientra in casa. La vita faceva una mossa: e la meraviglia si impadroniva di lui. Il risultato era che, del mondo, Mormy aveva una percezione, per così dire, intermittente. Una sequela di immagini fisse - meravigliose - e mozziconi di cose perdute, cancellate, mai arrivate fino ai suoi occhi. Una percezione sincopata. Gli altri percepivano il divenire. Lui collezionava immagini che erano e basta. […] La meraviglia gli strozzava le parole in gola. E nei suoi silenzi, che erano ammutolita emozione, riposavano i buchi neri della mente di Mormy.

Alessandro Baricco - Castelli di Rabbia

Read more

Testimonials

Nothing to show.