Alle sorgenti di una passione

 

A me la passione per la foto è nata con una macchina di altri tempi. Infatti alla fine degli anni ’80 mi trovavo a casa di una mia zia ottantenne, quando casualmente scorsi, in una credenza a vetri, una scatola nera completamente chiusa. Per appagare la mia curiosità la zia la prese e spingendo una leva laterale la aprì lasciandomi senza parole: era un’apparecchio fotografico Ernemann ( che poi, come noto, sarebbe stata assorbita dalla Zeiss) a soffietto, con obiettivo anastigmatico Ernon 135mm, apertura max f 6,8, tempi da 0 a 1/300, a lastre 9 x 12 dei primi del ‘900. In quel momento mi scoccò dentro la scintilla di un fuoco - l’unica macchina che fino a quel momento conoscevo ed utilizzavo per le foto ricordo era una Kodak Instamatic – : volevo capire come funzionasse questo apparecchio fotografico, volevo farlo rivivere, volevo scattare con esso delle foto, soprattutto a quell’Etna che vedevo al tramonto dalla mia casa nelle zone di mare e che ai primi di luglio, quando le condizioni meteorologiche sono favorevoli, si delinea meravigliosamente nel golfo di Catania col suo pennacchio.

Il pensiero di quei giorni e di quei mesi a distanza di quasi vent’anni mi emoziona ancora ! in biblioteca mi procurai testi e manuali di fotografia e comincia a studiare, cominciai a restaurare la macchina usurata dalla lunga inattività. Mi costruii uno chassis in legno – quello originario era andato perduto – perfettamente ermetico per ospitare le pellicole BN piane 9 x12 che mi procurai presso una nota e ben fornita fotottica di Roma ( la filiale di Catania ne era sguarnita). Dovetti risolvere nella costruzione dello chassis diversi problemi tra cui quello importantissimo di far sì che la messa a fuoco di quando vedi l’immagine sul vetro – rigorosamente al contrario – coincida con la messa a fuoco del piano pellicola. Chiesi la consulenza di Vittorio, un compagno di viaggi all’Università di Catania che allora studiava ingegneria, mentre io studiavo legge. Con questa macchina fotografica pionieristica, senza esposimetro e senza flash, che aveva la difficoltà di dover riconoscere al tatto, in pieno buio, quando si ricaricava lo chassis, il lato della pellicola con l’emulsione, ho fatto i miei primi veri esperimenti fotografici: le lunghe esposizioni, quelle doppie, le foto di fantasmi, i primi ritratti, i primi panorami, le foto tecniche volte a calcolare il circolo di confusione dell’obiettivo ecc…Scoprii il lato poetico della fotografia ! Ognuno di noi ha dei talenti nascosti – “Γνώθι σεαυτόν “ (conosci te stesso) stava scritto sul tempio a Delfi – e se non fosse stato per questa scoperta mai sarei entrato nel fantastico mondo della fotografia

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