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photographer, model & post processing : me, myself and I
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Fan art.
Uli Oesterle 's Hector Umbra
English Translation out now from www.blankslatebooks.co.uk/our-books/hector-umbra/
Umbra's "Fotofalls" desktop photo tree for hanging many photos/cards/papers.
At the Umbra store in Queen West.
72 "River Foyle", still in NIR blue & maroon colours, crosses the A2 at Umbra west of Downhill with the 08.00 Londonderry Waterside - Belfast Central.
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The eclipse is just begining and there's a very noticeable darkening on the top of the Moon. This is not very common as this stage can go unnoticed.
Here are three images from yesterday's lunar eclipse. On the East Coast of the USA it was interesting to watch it as the sun rose, causing the sky to lighten until you could no longer see the moon...
This image is a composite of the moon as it moved across my field of view, in roughly 120-140 second intervals, leaving the penumbral shadow and entering the umbra...
As always, thanks for your views, comments and faves!
Sono andato a Nocera Umbra a far visita a un mio vecchio compagno di giochi: il parco pubblico. Al suo posto ho trovato una selva oscura, allegoria di una ricostruzione che non decolla. Dapprima ho creduto che i nocerini avessero dimenticato quello che fu il loro fiore all’occhiello, ma poi mi sono detto che se a dodici anni dal sisma il centro storico è popolato solo da topi, il parco può anche attendere. Rimane che quello che negli anni Sessanta era considerato uno dei più bei giardini urbani della regione, oggi è ridotto a misera boscaglia, a dimostrazione di come la natura riesca a riappropriarsi dei suoi spazi, dove l’uomo non interviene ad arginarla. Ho cercato qualcuno che condividesse la mia indignazione, qualche nocerino che per caso non si fosse dato per vinto. Ne ho trovati alcuni presso l’ex cinema, dove l’editrice “Il Salvalibro” presentava la ristampa del volume “Nuceria in Umbria”, di Gino Sigismondi, già pubblicato nel 1976 da “Ediclio”. Mi è stato spiegato che quello del parco è l’ultimo problema da risolvere, considerata la situazione in cui versa il Borgo. Chissà come avrebbe tuonato Don Gino, che anche dopo morto riesce a tenere vivo l’interesse culturale di una comunità che ha perso il sentimento per la sua storia. C’era una vena di nostalgia tra quanti ricordavano il loro priore - già parroco della cattedrale negli anni critici dell’ultima guerra – che spese le sue migliori qualità di pastore favorendo la convivenza tra gli aderenti alla Repubblica Sociale e i partigiani della montagna nocerina, evitando spargimenti di sangue fino al sopraggiungere della rappresaglia nazista. Il nazismo di oggi non è più effigiato da una svastica, ma si chiama conformismo, appiattimento culturale, asservimento alla mediocrità. Me lo ricordo con il suo abito talare, Don Gino, già vecchio e quasi privo della vista, tra i 35.000 volumi antichi e i corali miniati della biblioteca Piervissani, oggi esiliata nell’archivio di Stato di Spoleto. Era un nocerino come non se ne trovano più in giro per la piazza, uno di quelli che la croce l’avrebbe usata per prendere a randellate qualcuno, altro che dispute sul laicismo. Uno che il terremoto non l’avrebbe certo piegato. Ma i terremoti passano, chi c’è, c’è! Sopraggiungono quando decidono loro, senza fissare appuntamenti precisi con la storia civile di una comunità, cancellando le abitudini, le attese e il fervore della gente. Nocera è un paese senza più fervore. Non m’illudo che un libro, un articolo di giornale o un parco ben tenuto, siano sufficienti a far rivivere un borgo oltraggiato. Non so suggerire soluzioni ai comprensibili - ma non scusabili - danni provocati da una frettolosa emergenza; non saprei come rimpiazzare i posti di lavoro persi alla Merloni. Ma da qualcosa è pur necessario ripartire. Magari dal Sapere, come sta facendo l’Associazione culturale l'Arengo. O trovando una sede per i materiali che hanno fatto la storia della Bisleri, salvati dall’oblio grazie ad Aldo Cacciamani. Tra le macerie mi è sembrato di veder affiorare tracce di un patrimonio di conoscenze solo al momento accantonato. Ricordare la gloria di una città attraverso la pubblicazione di un libro che degnamente la celebra, può costituire uno stimolo, un punto di partenza. Così come sfrondare una selva oscura varrebbe a rivendicare il ruolo dell’uomo che non si da per vinto. Ma il vero auspicio è che a Nocera si torni a parlare di politica del territorio, di sfruttamento delle sorgenti, di turismo termale e di parco diffuso del benessere. Da qualche parte bisogna pur ricominciare. O no? Beata umbritudine, umbra beatitudine.
Giovanni Picuti
abcabc@cline.it
dal Corriere dell'Umbria del 7.11.2009