Gio\/anni
La diga: Ad Est dei nostri sogni
Photos and contest are protected by copyright, Gio F. Copyright © 2017- All rights reserved For any use need my written permission
Il 15 luglio ... Anni fa.
Ha scattato la foto Gab, quello accosciato nell’atto di allacciarsi le stringhe di una scarpa sono io.
Il cappuccio della felpa sulla testa, perché anche se era estate, tirava vento e a quell’ora faceva freddo.
Mi stavo allenando, quando io corro, mi piace farlo dentro una scena naturale e rivedermi dentro il contesto, cerco sempre l’aria diversa, a volte cambio clima, entro anche nella nebbia; mi piace sentirne le goccioline entrarmi nel naso, i muscoli irrigidirsi, tendersi.
Ora non voglio distrarmi, ritorno a quel mattino sulla diga a Sottomarina.
Sottomarina, me la fece conoscere Gab.
Ci eravamo conosciuti da poco, era una domenica di luglio e dovevo passare a prenderla, non sapevo mai dove saremmo andati. Era un momento in cui ogni cosa era cosa nuova, e lei era come entusiasta della qualsiasi.
I giorni prima avevo fatto revisionare la mia auto, avevamo fatto chilometri in bici, sorrideva sempre.
Cominciavo ad amare il suo spirito d’iniziativa, il sole di luglio, aiutava senz’altro, ci trovavamo fra campagne, boschi, salivamo montagne, preparava colazione al sacco, eravamo sempre fuori.
A mia madre dicevo che se il telefono non suonava, lei non si doveva preoccupare.
Erano giorni liberi da impegni, mi sembrava strano, ma di un bello pazzesco.
E così quella domenica, mi sentii dire, che ora mancava solo il mare.
“Dove vuoi andare oggi?”
“Voglio tornare a Sottomarina”
“Va bene. Dove si trova?”
“Quasi a Venezia”
“Venezia? Saranno trecento chilometri da qui, hai problemi per l’ora del rientro?”
“Ho dei parenti lì potremmo fermarci, sempre che tu non abbia impegni.”
Pochi minuti dopo eravamo a casa mia per prendere il necessario per il piccolo viaggio …
La mattina seguente eravamo sulla diga.
Gio
La diga: Ad Est dei nostri sogni
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Il 15 luglio ... Anni fa.
Ha scattato la foto Gab, quello accosciato nell’atto di allacciarsi le stringhe di una scarpa sono io.
Il cappuccio della felpa sulla testa, perché anche se era estate, tirava vento e a quell’ora faceva freddo.
Mi stavo allenando, quando io corro, mi piace farlo dentro una scena naturale e rivedermi dentro il contesto, cerco sempre l’aria diversa, a volte cambio clima, entro anche nella nebbia; mi piace sentirne le goccioline entrarmi nel naso, i muscoli irrigidirsi, tendersi.
Ora non voglio distrarmi, ritorno a quel mattino sulla diga a Sottomarina.
Sottomarina, me la fece conoscere Gab.
Ci eravamo conosciuti da poco, era una domenica di luglio e dovevo passare a prenderla, non sapevo mai dove saremmo andati. Era un momento in cui ogni cosa era cosa nuova, e lei era come entusiasta della qualsiasi.
I giorni prima avevo fatto revisionare la mia auto, avevamo fatto chilometri in bici, sorrideva sempre.
Cominciavo ad amare il suo spirito d’iniziativa, il sole di luglio, aiutava senz’altro, ci trovavamo fra campagne, boschi, salivamo montagne, preparava colazione al sacco, eravamo sempre fuori.
A mia madre dicevo che se il telefono non suonava, lei non si doveva preoccupare.
Erano giorni liberi da impegni, mi sembrava strano, ma di un bello pazzesco.
E così quella domenica, mi sentii dire, che ora mancava solo il mare.
“Dove vuoi andare oggi?”
“Voglio tornare a Sottomarina”
“Va bene. Dove si trova?”
“Quasi a Venezia”
“Venezia? Saranno trecento chilometri da qui, hai problemi per l’ora del rientro?”
“Ho dei parenti lì potremmo fermarci, sempre che tu non abbia impegni.”
Pochi minuti dopo eravamo a casa mia per prendere il necessario per il piccolo viaggio …
La mattina seguente eravamo sulla diga.
Gio